Ghostwatch: il programma choc che mostrò i fantasmi a una nazione intera | La storia

Cosa farete la notte di Halloween? Forse uscirete mascherati per una festa in un locale, forse passerete la serata guardando il cellulare, forse guarderete un film horror in streaming. Nel 1992, il 31 ottobre era un sabato piuttosto freddo e, purtroppo o per fortuna, lo streaming non esisteva, i (pochi) cellulari servivano a telefonare, e la sera di Halloween solo i bambini uscivano a chiedere caramelle, dunque la probabilità di restare a casa a guardare la tv era abbastanza alta.

Quella sera, nel Regno Unito, in tanti si trovarono in quella condizione, e intorno alle 21:25 in undici milioni (cifra decisamente alta anche in un panorama televisivo povero di reti private) decisero di sintonizzarsi sul primo canale della rete pubblica nazionale, l’autorevole e rispettatissima BBC.

Dopo un aggiornamento sulle partite di Premier League e sul meteo, la prima serata poteva cominciare, e la voce dell’annunciatore pronunciò queste parole sopra lo sfondo del logo della rete: “Ora su BBC1 Screen One presenta un film insolito e, può darsi, inquietante, in occasione di Halloween. Nel corso dei secoli ci sono stati innumerevoli avvistamenti di fantasmi e spiriti maligni, ma il confine tra realtà e finzione è sempre stato poco chiaro. Usando il linguaggio moderno della trasmissione in esterni, Michael Parkinson, Sarah Greene, Mike Smith e Craig Charles sono le star di: Ghostwatch”.

Mike Smith, Michael Parkinson e Sarah Greene

Quegli undici milioni in ascolto non potevano sapere che per i successivi novanta minuti sarebbero stati testimoni, e protagonisti, di uno dei momenti più salienti della storia della televisione, un vero e proprio esperimento di massa che portò a una nazione scioccata, a trentamila chiamate di protesta, a un richiamo da parte del Garante delle telecomunicazioni, a casi psichiatrici di disturbo post-traumatico da stress e addirittura ad un suicidio.

Ma perché tutto questo per un banale programma televisivo, e soprattutto perché per un programma di finzione? La risposta è piuttosto semplice: perché in molti non si accorsero che di finzione si trattava, e a milioni, tra i bambini come tra gli adulti, credettero di vedere i fantasmi in diretta sulla tv nazionale.

Ma cos’era in realtà Ghostwatch? In quegli anni, la BBC aveva in programma Screen One, una serie antologica di film televisivi in onda una volta a settimana per circa dieci settimane, e lo sceneggiatore Stephen Volk propose una sua idea per uno degli episodi isolati che la componevano. Si sarebbe trattato di unire passato e presente, verità e finzione, riproponendo in versione horror ciò che già il 30 ottobre 1938 aveva avuto luogo sulle onde radiofoniche degli Stati Uniti, quando per cinquanta minuti l’allora ventitreenne regista teatrale Orson Welles aveva sconvolto migliaia di persone facendo la cronaca di un’invasione aliena in diretta radio. Invasione aliena che era in realtà uno sceneggiato ispirato a La guerra dei mondi di H.G. Wells, e di reale non aveva nulla.

Welles ovviamente aveva giocato con l’ambiguità della realizzazione, recitando l’invasione con tale adesione alla verosimiglianza da doversi poi difendere pubblicamente per aver creato il panico, ma si trattava d’altronde di una nazione che vedeva nella radio la voce più autorevole della verità, e non certo la sede per allarmismi ingiustificati. Se la CBS annunciava che gli alieni stavano invadendo il New Jersey, gli alieni stavano invadendo il New Jersey.

Il 1992 voleva dire cinquantaquattro anni dopo, ma Volk capì che la forza dei media nel dare legittimazione agli eventi era ancora fortissima quando il cugino di un diplomatico liberato dopo quattro anni come ostaggio dei terroristi affermò: “Ci crederò quando lo vedrò in tv”.

Se il “gioco” doveva essere quello della tv che inscenava qualcosa di apparentemente reale, l’argomento doveva essere qualcosa che potesse essere preso sul serio, e ispirandosi a un discusso caso di “casa infestata” avvenuto poco tempo prima ad Enfield (UK), immaginò una famiglia tormentata da un fantasma.

Lo stile del programma si sarebbe ispirato a Crimewatch, una sorta di Chi l’ha visto?, o Telefono giallo, in cui alcuni casi di crimini irrisolti venivano illustrati in diretta con la partecipazione del pubblico da casa, che telefonando poteva fornire informazioni utili alle indagini. I dirigenti della BBC, non particolarmente attenti, lo lasciarono fare, e non furono molto previdenti nell’immaginare le reazioni del pubblico, dando per scontato che avrebbero capito che, nonostante le apparenze, questo fosse un film e non un programma vero.

Per i protagonisti, Volk e la regista Lesley Manning pensarono ad alcuni tra i volti più noti e rassicuranti della tv britannica: in primis, Sir Michael Parkinson, allora cinquantasettenne, da decenni uno dei conduttori di talk show più familiari e affidabili per il pubblico inglese; poi, Sarah Greene, che allora conduceva la tv dei ragazzi ed era associata a cartoni animati e affini; suo marito Mike Smith, anche lui conduttore radiotelevisivo (nonché una perfetta controfigura di Donald Trump); e Craig Charles, allora amabile protagonista di una sitcom.

Il pubblico non poteva saperlo, ma il loro ruolo sarebbe stato quello di recitare un testo scritto fino all’ultimo dettaglio e girato mesi prima, in estate, proprio come se fosse un film poi montato e rifinito con accuratezza.

La programmazione televisiva di BBC1 del 31 ottobre 1992

Quando però arrivano le 21:25 del 31 ottobre, gli spettatori della BBC vedono semplicemente una normalissima diretta televisiva, con l’affabile Parkinson che entra in uno studio e si rivolge al pubblico spiegando che il tema del “programma” sarà indagare sull’esistenza del paranormale, prendendo spunto da un caso che coinvolge una famiglia di Northolt, nord-ovest di Londra.

Nemmeno dopo 30 secondi di introduzione, subito siamo nel vivo della vicenda, visto che viene mandato in onda un filmato a circuito chiuso ottenuto tempo prima, in cui la camera da letto delle due bambine che abitano nella casa viene scossa in piena notte da colpi al muro, rumori e movimenti inspiegabili di oggetti.

Parkinson avverte che ci sarà materiale per alcuni disturbante (che di solito è il modo migliore per incollare qualcuno alla tv), e più di una volta ripete “eccoci in diretta…”, spiegando che la serata sarà così strutturata: in studio ci saranno lui e l’esperta di paranormale dottoressa Lin Pascoe, insieme a Mike Smith che gestirà un centralino per le chiamate da casa; in collegamento dalla casa di Foxhill Drive, Northolt, ci saranno invece Sarah Greene, Craig Charles e una squadra di tecnici con uno studio mobile, che passeranno la serata all’interno dell’appartamento.

Armati di allora avveniristiche telecamere a infrarossi e sensori di temperatura, e con altre riprese fisse in tutti gli angoli della casa, gli inviati cercheranno di cogliere la presenza del poltergeist che da tempo sta sconvolgendo le vite di Pam Early, una donna divorziata di una quarantina d’anni, e delle sue figlie minorenni Pam e Suzanne, che con questa diretta vogliono dimostrare al mondo di non essere pazze.

In particolare, le bambine sono arrivate a dare un nome e una fisionomia a quest’entità: Pipes, un equivoco linguistico dovuto al fatto che, quando hanno chiesto alla madre perché i muri facessero rumore, questa ha risposto “It’s pipes” (“Sono le tubature”), ma loro hanno evidentemente inteso “Pipes” come il nome dell’autore dei rumori molesti.

Stando alle dichiarazioni delle ragazzine, intervistate con delicatezza dalla Greene, Pipes ha l’aspetto di un uomo con un vestito da donna nero abbottonato al collo, calvo, con due buchi insanguinati al posto degli occhi, e vive in una cantina sprangata che un tempo veniva usata dal padre come camera oscura. Pipes non scherza: le bambine vengono tormentate da presenze inspiegabili durante la notte, Suzanne in passato si è svegliata piena di terribili graffi in faccia in stile L’esorcista, e anche la madre delle due si è ritrovata bloccata in cantina sentendo accanto la presenza minacciosa di un uomo “che puzzava di cavolo marcio”.

Nonostante queste testimonianze, per buona parte del programma il clima in studio è gioviale, grazie a un Parkinson che fa la parte dello scettico sempre pronto ad instillare dubbi, e a battibeccare amabilmente con la dottoressa Pascoe che ha invece la massima fiducia nel paranormale.

Michael Parkinson
Michael Parkinson, Sarah Greene, la fittizia dottoressa Lin Pascoe e la fittizia famiglia Early

Il primo momento di vera inquietudine è quando, dopo circa venti minuti, una spettatrice chiama l’081 811 8181 (il numero che all’epoca la BBC usava per le chiamate in diretta) e segnala che nelle prime immagini a circuito chiuso viste all’inizio del programma ha notato una misteriosa figura vicino alla finestra nella camera delle bambine.

Parkinson chiede di rivedere al rallentatore il filmato, e afferma di non notare nulla di strano, ma… la beffa è che invece noi vediamo davvero il contorno sfocato di una figura nel buio, e non ci capacitiamo di come il conduttore e la dottoressa non se ne rendano conto! Chi vuole allarmarsi tra gli spettatori della BBC, a questo punto ha motivo di farlo: qualcosa sta davvero accadendo in quella casa. Il video:

La tensione continua a salire attraverso dettagli macabri che si accumulano, come le vicine di casa che raccontano di una ragazza scomparsa nel quartiere, un accoltellamento, e perfino una cagna incinta squartata in un prato. Un curioso tra i presenti viene intervistato e ci viene detto che è un esorcista dilettante, che ha provato ad intervenire sulla casa, ma che una “forza” non voleva che lui fosse lì, e gli ha lasciato uno strano odore di sangue sulle mani.

Mike Smith

Intanto, le chiamate che arrivano al centralino raccontano di eventi poco spiegabili, come una donna allarmata perché in casa si è frantumato all’improvviso un tavolino di cristallo, oppure orologi che si sono fermati sulle 21:30, o cani che non smettono di abbaiare. Parkinson non sembra troppo allarmato, ma per mettere le mani avanti (nella finzione come nella realtà) invita gli spettatori a mandare a letto i bambini, perché “nessuno deve avere incubi stanotte” (mai frase fu più smentita).

I minuti passano, e il ritmo accelera rapidamente: a Foxhill Drive Suzanne, una delle due bambine, ha improvvisamente dei graffi sul viso ed è bloccata a letto immobile; si sentono rumori provenire dai muri; finestre si aprono e tremendi miagolii di gatti sembrano arrivare dalla cantina.

Intanto, una spettatrice chiama raccontando di sua madre che per farla stare buona le diceva che “Mamma Seddons ti verrà a prendere”, riferendosi a una balia che, proprio nella casa degli Early, uccideva i bambini che le venivano affidati. Non basta: un uomo dichiara che negli anni Sessanta lì abitava Raymond Tunstall, un uomo disturbato condannato per molestie su minori, il quale presentava fantasie paranoiche sull’essere posseduto da una donna che gli faceva fare cose terribili, fino a impiccarsi proprio in quella cantina. La nota macabra finale: i suoi gatti erano rimasti chiusi dentro con lui, e nei giorni che passarono prima del rinvenimento del corpo, si cibarono del suo volto.

Difficile non pensare al Freddy Krueger di Nightmare.

Poi, tutto comincia a precipitare, e preferiamo evitare spoiler, ma basti sapere che gli avvenimenti soprannaturali aumentano a dismisura, e viene coinvolta non solo la casa infestata, ma anche lo studio londinese, con una possessione demoniaca che lascia di stucco gli spettatori più impressionabili.

A quel punto, il nero. Titoli di coda.

Sarah Greene e la “famiglia Early”
La fittizia Suzanne Early

Con l’occhio attento di oggi, la prima cosa che leggiamo è “Scritto da Stephen Volk”, e poi i nomi degli attori (bravissimi) che hanno interpretato la dottoressa Pascoe o la famiglia Early, ma probabilmente in quel momento sono in pochi in Gran Bretagna ad avere la lucidità mentale per rendersene conto.

Come se niente fosse, finiti i titoli comincia Match of the Day, l’equivalente della Domenica sportiva nostrana, e solo a mezzanotte passata un annunciatore commenta con un imperturbabile: “Se prima siete stati con noi per Ghostwatch, posso rassicurarvi sul fatto che si trattasse solo di una storia, e che va tutto bene qui alla sede della BBC”.

Non bastò.

Mentre gli autori e gli attori stavano ancora festeggiando con un piccolo party la messa in onda, vennero raggiunti dalla notizia che gli spettatori si erano allarmati davvero, e tanto. Furono trentamila i tentativi di contatto telefonico nei confronti della BBC, e fu solo l’inizio. I primi che chiamarono il numero in sovrimpressione furono accolti da un messaggio che spiegava che era tutto finto, ma presto le linee si intasarono, e anche quella consolazione non fu più prevista.

Probabilmente una delle pochissime persone a non cadere nella trappola fu la mitica Judi Dench (la M di 007, tra mille altri ruoli), che riconoscendo nella dottoressa Pascoe la sua amica attrice Gillian Bevan, le inviò un messaggio in segreteria lamentandosi scherzosamente perché le aveva rovinato lo spettacolo.

I famigerati tabloid inglesi, che di questi scandali vanno matti, cominciarono invece a raccogliere testimonianze di bambini scioccati e a chiedere la testa di qualcuno tra i dirigenti della BBC, tanto che già il lunedì successivo la beniamina dei bambini Sarah Greene, vista per l’ultima volta chiusa dentro una cantina infestata, dovette rassicurare i suoi giovani fan che era viva e vegeta. Il 15 novembre, invece, in un esempio molto british di servizio pubblico preso sul serio, i produttori del programma dovettero presentarsi al programma BBC Biteback per essere processati in diretta da genitori di bambini scioccati.

I due poveretti provano a difendersi sostenendo che il programma era stato annunciato ripetutamente attraverso parole che lo definivano come un’opera di finzione, ma è chiaro che le scuse non reggessero, anche perché in molti si erano sintonizzati a show iniziato.

Il peggio però doveva ancora venire: nel 1994 il British Medical Journal riportò più di un caso di disturbo da stress post-traumatico in bambini che erano rimasti segnati dalla visione, e nel 1995 l’Autorità garante per le telecomunicazioni britannica emise un verdetto secondo cui la BBC aveva “il dovere di fare più che accennare vagamente all’inganno che stava infliggendo ai suoi spettatori”, e che “in Ghostwatch vi era un tentativo deliberato di generare una sensazione di minaccia”.

The Independent 29-06-1995; The Sun, 2-11-1992; The Express; The Guardian, 9-11-1992; The Guardian, 4-11-1992; The Guardian, 4-02-1994;

Il “processo” televisivo agli autori Biteback, 15 novembre 1992

Soprattutto, a rendere definitivamente Ghostwatch un programma maledetto fu il caso di Martin Denham, un diciottenne di Nottingham con problemi di apprendimento, che dopo la visione rimase ossessionato per giorni dai fantasmi fino a che il 5 novembre, sei giorni dopo, si suicidò. Per aggiungere macabro a macabro, lasciò un biglietto ai suoi genitori scrivendo: “Mamma, non disperarti. Se i fantasmi esistono, allora diventerò uno di loro e sarò sempre con voi”.

I due genitori, ovviamente sconvolti, presero a cuore la loro battaglia nell’accusare la BBC, e furono proprio loro a ottenere che un giudizio d’appello dall’Autorità garante inchiodasse il network alle sue responsabilità.

Ritagli da quotidiani vari; The Mail on Sunday, 8-11-1992; The Guardian, 23-12-1992

Per dieci anni, la BBC trattò Ghostwatch come un parente tagliato dalle foto di famiglia, fondamentalmente facendo finta che non fosse mai esistito: nessuna replica, nessuna menzione, soprattutto nessuna celebrazione. Nel frattempo, però, un’intera nazione, e in particolare un’intera generazione di bambini e adolescenti, era rimasta sì traumatizzata ma anche terribilmente affascinata da quella visione così anomala, e il culto di Ghostwatch come leggenda metropolitana, come esperienza condivisa per chi potesse dire “io c’ero”, si era ormai diffuso.

Dopo anni in cui il programma poteva essere reperito solo tramite qualche videocassetta pirata di terza generazione, nel 2002 il BFI (British Film Institute) decise di istituzionalizzarlo facendo uscire un DVD ufficiale dello show, il cui successo fece capire agli autori quanto fosse rimasto impresso negli spettatori di dieci anni prima.

Da allora, siti interi sono nati dedicati al programma, i fan si sono divertiti a intercettare tutte le apparizioni (a volte subliminali) del fantasma Pipes, un documentario è stato realizzato sul tema (Ghostwatch: Behind the Curtains), il cast si è riunito per una proiezione pubblica, e l’autore Stephen Volk ha raccontato in una TED Talk la genesi e l’eredità del programma.

Eredità notevole, visto che ha ricevuto attestati di stima da parte di gente come Guillermo Del Toro e Oren Pell, il regista del più che affine Paranormal Activity, senza parlare poi del debito ideale da parte di The Blair Witch Project, che nel 1999 costruì la sua campagna promozionale proprio facendo credere che il film fosse composto da immagini amatoriali reali.

Un quiz televisivo con una domanda relativa a Ghostwatch

Questo perché il programma, o meglio il film per la tv, è davvero un congegno di precisione svizzera, che grazie al talento combinato dello sceneggiatore e della regista, che utilizzò tutte le tecniche più all’avanguardia dell’epoca per offrire un senso di verosimiglianza, fa sì che anche sapendo già la verità, lo si possa apprezzare, e ci si possa spaventare seriamente, anche a trent’anni di distanza.

Ghostwatch fu un precursore nel cavalcare, pericolosamente e con un alto grado di incoscienza, la sottile linea tra verità e inganno, di fatto svegliando dal sonno chi vedeva nella tv un luogo sacro in cui le fake news fossero bandite. Volk, lo sceneggiatore da cui tutto era partito, si è difeso dicendo che, se come spettatori siamo pronti a veder soffrire delle bambine reali pur di essere intrattenuti e sapere come va a finire, allora è ipocrita lamentarsi.

Allo stesso tempo, però, ha dichiarato che la gente si infuriò a tal punto non tanto perché si fosse spaventata, ma perché si era sentita presa in giro, e aveva dovuto fare i conti con domande scomode come: “Mi fido della BBC? Mi fido di quello che vedo?”. È una domanda oggi più valida che mai, in questo mondo in cui tutto è falsificabile, ma difficilmente avremo mai modo di farci piacevolmente ingannare da fake news tanto coinvolgenti ed eccitanti quanto Ghostwatch.

Se volete provare il brivido di vedere Ghostwatch nella sua interezza grazie alle meraviglie di Internet, non dovete fare altro che cliccare sull’immagine… e tenere accese le luci.

Il video completo, da Internet Archive:

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

INGLORIOUS CINEPHILES

Anche in versione podcast su Spotify

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: