Con ben quattro versioni nel corso di ottant’anni di cinema, la storia di E’ nata una stella è una delle più sfruttate dall’industria hollywoodiana, e da ben prima che i remake diventassero una moda onnipresente.
Tutto partì nel 1937 con A Star Is Born di William Wellman, che raccontava l’ascesa al successo di una sconosciuta fino alla fama come star cinematografica (un discorso già metatestuale dopo nemmeno quarant’anni di storia del cinema). Nel 1954 il film era stato rifatto da George Cukor in technicolor, e nel 1976 era arrivata la versione omonima di Frank Pierson con protagonisti Barbra Streisand (già affermata cantante) e Kris Kristofferson (idem), questa volta con il mondo della musica al posto di Hollywood.
Ora arriva nelle sale la quarta versione della stessa storia, questa volta diretta da Bradley Cooper (al suo esordio come regista), e soprattutto con Lady Gaga, già notissima da un decennio come popstar, nel ruolo dell’aspirante cantante che trova il successo grazie ad un mentore/amante (lo stesso Cooper).
C’è da dire innanzitutto che la storia di per sé non offre particolari sorprese, se non nel finale che non sveleremo: tutto è riconducibile ad uno schema di scalata al successo e di compromesso con quest’ultimo, visto dal punto di vista di un’aspirante star e allo stesso tempo di chi è sul viale del tramonto.
Il secondo è Jackson (Bradley Cooper), qui in versione rockstar con venature country, che nonostante suoni ogni sera davanti a migliaia di fan è schiavo dell’alcool, litiga con chiunque e sembra aver perso l’amore per la vita e per il suo mestiere. Quando per caso in un bar sente cantare una giovane dilettante, Ally (una struccatissima Lady Gaga) scocca la scintilla, e il divo anzianotto si innamora sia del talento che dell’aspetto della cameriera dall’ugola d’oro.
Grazie all’altruismo di Jackson, che la invita più volte a cantare ai suoi concerti, attorno ad Ally si crea rapidamente l’attenzione di pubblico e industria discografica, e presto parte l’iter per trasformare il brutto anatroccolo in una star a tutti gli effetti.
Naturalmente non può mancare la storia d’amore tra i due, che in questo caso è ostacolata da una parte dall’alcolismo sempre più autodistruttivo di Jackson, e dall’altra dal modo in cui lo showbiz fagocita il talento puro e incontaminato di Ally per trasformarla nell’ennesimo clone di Britney Spears.
Il film non è un capolavoro, e condivide la tendenza purtroppo diffusa di non dare mano libera al montatore per tagliare i minuti in eccesso, ma è indubbio che l’alchimia tra i due protagonisti sia reale, e che in particolare Lady Gaga sia una rivelazione in odore di Oscar. E’ infatti facile dimenticarsi, vedendola così naturale, dimessa e spontanea, che quella che abbiamo davanti è una popstar planetaria le cui cifre stilistiche sono da sempre l’eccesso e il trasformismo, un mix contemporaneo tra David Bowie ed Elton John.
Il corto circuito tra finzione e realtà è ancora più forte nel momento in cui il film lascia chiaramente trasparire un’antipatia per il pop sintetico e commerciale, che con i suoi balletti, i suoi cambi di pettinatura e i suoi lustrini sembra snaturare la carica iniziale di Ally, davvero se stessa solo quando a farle da sottofondo c’è un gruppo country-rock.
Da questo punto di vista A Star Is Born è più il film di Bradley Cooper, un quarantenne nostalgico del classic rock, che di Lady Gaga, visto che per buona parte della sua carriera quest’ultima è stata forse solo in privato la Ally che vediamo sullo schermo, e ha invece basato la sua fama su un continuo mascheramento della sua identità.
Ciò che resta, al di là delle considerazioni su questo apparente conservatorismo musicale, è una storia d’amore realistica e ben recitata, che però – escludendo un tono più drammatico – è l’ennesima riedizione di quanto di più già visto al cinema, basti pensare a quel La La Land che in quanto a musica, compromessi lavorativi e amori travagliati è stato il maggiore successo dell’anno passato.
E che, va detto, al di là dei meriti cinematografici si è lasciato alle spalle una colonna sonora riuscitissima, cosa che difficilmente avverrà per questo film, che escludendo l’emozione per la voce potentissima della protagonista non ha avuto degli autori allo stesso livello.
Il trailer:
Per te sarà la volta buona che Bradley Cooper vince l’Oscar?
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