Consigli per tutti e anche qualche film decisamente sconsigliato, così da evitare rischi.
Se un film tra quelli recensiti vi incuriosisce, provate a dare un’occhiata all’app JustWatch per scoprire se per caso sia disponibile su Netflix, Prime Video, RaiPlay, Infinity o altre piattaforme di streaming (non mi pagano per la pubblicità!).
Oggi Speciale Horror! Di seguito le recensioni di: Le notti di Salem, …e tu vivrai nel terrore! – L’aldilà, Le due sorelle, It/It – Capitolo due, Nightmare 2 – La rivincita.
Via al volume 22! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)
Le notti di Salem (Salem’s Lot)
Tobe Hooper, 1979
Film visto perché indicato in un’intervista da Bong Joon Ho (Parasite) come uno dei suoi guilty pleasures preferiti, mi ha fatto diffidare dei suoi gusti in fatto di horror.
Una sperduta cittadina del Maine comincia a vedere un po’ troppi strani avvenimenti, tra nuovi inquilini di case maledette e persone misteriosamente scomparse. Le cose si complicano quando la causa dei problemi si palesa: un vampiro assetato di sangue che ha pensato bene di prendere residenza in zona.
Tratto dall’omonima opera seconda di Stephen King, scritta nel 1975, questo adattamento fu realizzato per la tv statunitense da Tobe Hooper, regista dell’insuperato primo Non aprite quella porta e poi di Poltergeist sotto la stretta supervisione di Steven Spielberg.
Qui però le cose non vanno come dovrebbero, e i 184 minuti non offrono molte occasioni di vera paura, se escludiamo la parte finale in cui il temuto vampiro (che assomiglia molto più al Nosferatu di Murnau (1922), bestiale e inumano, che al distinto gentiluomo impersonato da Christopher Lee), finalmente si rivela.
Il resto vede come protagonista il biondo di Starsky & Hutch (ovvero Hutch) con un personaggio piuttosto scialbo, e il resto è una sequela pressoché ininterrotta di gente che viene svegliata da qualcosa nel mezzo della notte e pensa bene di aprire la finestra. Menzione speciale però per il vecchio leone James Mason, volto indimenticabile della Hollywood di una volta (Intrigo internazionale, Lolita, È nata una stella), qui decisamente sinistro.
…e tu vivrai nel terrore! – L’aldilà
Lucio Fulci, 1981
Lucio Fulci è uno di quei registi che fanno la gioia di tutti i Tarantino del mondo: cinefili eretici per i quali un film di karate vale più di un Fellini, e uno splatter di serie Z merita di essere analizzato come e più di un Tarkovskij. Per quanto sull’ultima affermazione potrei forse trovarmi d’accordo, non mi reputo parte della categoria, e per quanto non abbia remore a godermi film di scarsa reputazione, la formula dello stracult a volte è solo qualità infima + tempo.
È il caso di questo film del 1981, in cui una villa in Louisiana diventa teatro di una serie di risvegli zombie e conseguenti omicidi sanguinosissimi, tutti realizzati con lo scopo di battere il precedente in fatto di disgusto (e in questo, va detto, gli effetti speciali sono artigianalmente superbi).
Per il resto, la storia non ha né capo né coda, e tutto si risolve in un delirio in cui è davvero difficile provare qualche emozione per i personaggi (di una bidimensionalità rara), e quindi spaventarsi davvero.
Avete mai sognato di vedere un giovanissimo Michele Mirabella, esperto di diete e affini in tv, venire assalito da tarantole assassine? Questo è il film per voi. Per tutti gli altri: anche no.
Le due sorelle (Sisters)
Brian De Palma, 1972
Se vi capiterà di leggere una monografia, un articolo o un trafiletto su Brian De Palma, c’è un’altissima probabilità che a un certo punto egli venga definito “discepolo di Hitchcock” e simili, e d’altronde è difficile negare come il regista del New Jersey abbia nel corso della carriera ripetutamente aggiornato i canoni dell’horror citando spesso il vecchio maestro.
Il fantasma del palcoscenico, Complesso di colpa, Carrie – Lo sguardo di Satana, Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse, Doppia personalità: basta leggere i titoli di alcuni dei suoi film per rendersene conto, ma non è stato sempre così. Nei primi anni della sua carriera De Palma si era infatti dato da fare con filmetti indipendenti tendenti alla commedia, come Ciao America! (1968) e Hi Mom! (1970), in cui metteva in scena una Nouvelle Vague americana tra rivolte giovanili e sberleffi al Sistema.
Nel 1972 però esce questo suo primo horror, e i rimandi hitchcockiani ci sono già tutti, tra tema del doppio e omicidi spiati dalla finestra. La storia è quella di una ragazza, interpretata dalla futura Lois Lane di Superman Margot Kidder, che sembra avere un rapporto piuttosto morboso con la sorella gemella, nonché una certa tendenza a uccidere brutalmente.
Il tutto si dispiega in modo non troppo dissimile da uno dei gialli di Dario Argento degli stessi anni, tra buona riuscita delle scene di suspense e una trama non all’altezza, col risultato di risultare troppo lento e antiquato, ma comunque abbastanza disturbante, agli occhi di uno spettatore di oggi. Il ragazzo si farà.
It/It – Capitolo due (It/It: Chapter Two)
Andrés Muschietti, 2017/2019
Pubblicato nel 1986, per diversi decenni il romanzo di Stephen King è stato una sorta di Santo Graal del libro horror, un misto tra prova iniziatica e manoscritto segreto che, anche grazie all’adattamento in forma di miniserie del 1990, era diventato notissimo tra i teenager come “il libro col pagliaccio cattivo”.
E per essere cattivo, Pennywise il clown lo è: difficilmente dopo aver letto il libro o visto il film si può continuare a nutrire la massima fiducia nel ruolo circense in questione, e allo stesso modo l’offerta di un palloncino omaggio non può più essere considerata priva di inconvenienti.
Ma andiamo con ordine: nel 1989, nella cittadina di Derry, nel Maine, un gruppo di sette ragazzini intorno ai 12 anni passa l’estate girovagando in bici, sfuggendo ai bulli e mettendo su un “Club dei perdenti”. Ognuno di loro ha qualche tipo di problema famigliare o personale, e nello stesso periodo tutti cominciano a fare esperienza di strane visioni, a metà tra l’allucinazione e la realtà, con protagonista un terrorizzante clown che approfitta delle loro paure più profonde.
Insieme finiranno per combatterlo e apparentemente sconfiggerlo, ma si tratterà solo di una battaglia vinta, perché 27 anni dopo, quando i sette saranno quarantenni da tempo lontani dalla loro cittadina, per loro sarà necessario riunire le forze e sfidare una volta per tutte Pennywise e il male che rappresenta.
Rispetto al libro, il film decide di non fare avanti e indietro tra presente e passato ma divide nettamente una prima parte adolescenziale e una seconda adulta; inoltre, per riciclare fino all’ultima bicicletta di Stranger Things (a cui ruba anche uno dei giovani protagonisti, l’occhialuto Finn Wolfhard), sposta l’azione giovanile dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta.
Se però il primo film è tendenzialmente una bella storia di amicizia tra reietti, e una rappresentazione fedele di una certa fase della vita, i problemi si manifestano nel Capitolo due, in cui i Perdenti riuniti si sforzano troppo di essere gli Avengers dell’horror, tra exploit comici totalmente fuori luogo e una tendenza a imitare il Sam Raimi de La casa, con una commistione tra orrore e commedia che qui ha davvero poco senso.
Se poi nel primo film la figura di Pennywise, crudele e senza motivazioni, rendeva l’orrore realistico, qui l’idea di tirare in ballo rituali tribali indiani, formule magiche e mostri troppo esagerati non fa che infantilizzare quello che invece nel primo film era adulto. Alla fine, complice la presenza dell’ex comico del Saturday Night Live Bill Hader, a volte si ha la sensazione di trovarsi davanti a una parodia in stile Scary Movie piuttosto che al seguito del primo film, senza contare che il fatto di “personalizzare” gli attacchi orrorifici per ogni protagonista significa allungare il film oltre il dovuto.
Restano una bella storia d’amicizia e un cattivo terrificante, che risulta tanto più spaventoso quanto più rimane nei confini del verosimile.
Nightmare 2 – La rivincita (A Nightmare on Elm Street Part 2: Freddy’s Revenge)
Jack Sholder, 1985
Protagonista di ben nove film tra sequel, remake e sfide in stile Olimpiadi dell’orrore contro il Jason Voorhees di Venerdì 13, Freddy Krueger è indubbiamente uno dei personaggi più noti del cinema horror di ogni tempo.
Interpretato da Robert Englund, Krueger ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 1984 con l’originale Nightmare – Dal profondo della notte del maestro Wes Craven, e per diversi decenni ha terrorizzato frotte di adolescenti impauriti all’idea di addormentarsi e venire uccisi nei sogni come nella realtà, proprio come accade nei suoi film.
Purtroppo, nel caso di questo primo sequel uno preferirebbe addormentarsi e rischiare lo squartamento piuttosto che proseguire la visione del film, perché si tratta di uno di quei rari casi in cui un film di un’ora e venticinque minuti riesce a sembrare troppo lungo.
I protagonisti sono adolescenti vestiti come Cindy Lauper e con capigliature più anni ‘80 che mai, per i quali provare vera preoccupazione è decisamente difficile, e perfino Freddy è diverso dal suo solito personaggio, visto che in barba a ogni regola si manifesta nei momenti di veglia e non solo nei sogni, mandando all’aria l’aspetto fondamentale del legame sonno-incubo.
Unici momenti degni di nota: quello divertente in cui un ragazzo sta amoreggiando con la fidanzatina e, posseduto da Freddy, tira fuori una lingua lunghissima, e quello più da horror cronenberghiano in cui in un trionfo di effetti speciali artigianali Krueger esce dallo stomaco di uno dei protagonisti. Da buttare tutto il resto.
Come sempre, ogni stroncatura di capolavori immortali o apprezzamento di schifezze immonde è pubblicata in piena facoltà di intendere e di volere e non è sottoponibile ad azione penale da parte di cinefili offesi nell’animo.
Alla prossima puntata! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)
Hai festeggiato Halloween in ritardo 😀
La prima parte di IT è piaciuta anche a me, la seconda cala, sono d’accordo, anche se Hader è fantastico e per quanto riguarda riti tribali e incubi personalizzati è piuttosto fedele al libro, quindi per certi versi ho apprezzato (anche se il finale del libro è stato totalmente accantonato).
Fulci mi affascina ancora adesso, è poco credibile ed estremamente artigianale, ma lo preferisco agli horror di oggi fatti solo di jump scares ed effetti digitali…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Eheh ti aspettavo al varco, vista la presenza di It! 😀 Sì, figurati, Hader è bravo e il personaggio è bello (sia da adulto che da bambino), ma a un certo punto, tra cani volpini e gente che fa battute con un coltello piantato nella guancia, mi pare l’abbiano veramente buttata in caciara. Sulla fedeltà al libro è vero, da come ho scritto io sembra che sia colpa degli sceneggiatori, ma di fatto ce l’ho con King 😀
Su Fulci qualche immagine che colpisce (la donna col cane in mezzo all’autostrada) e tanto buon artigianato, ma personalmente lo trovo talmente involontariamente ridicolo che non riesco davvero ad apprezzare.
"Mi piace"Piace a 1 persona