Mi consigli un film? – Vol. 33

Consigli per tutti e anche qualche film decisamente sconsigliato, così da evitare rischi.

Se un film tra quelli recensiti vi incuriosisce, provate a dare un’occhiata all’app JustWatch per scoprire se per caso sia disponibile su Netflix, Prime Video, RaiPlay, Infinity o altre piattaforme di streaming (non mi pagano per la pubblicità!).

Di seguito le recensioni di: Betty Blue, Ricomincio da capo, Bill & Ted’s Excellent Adventure, Sexy Beast – L’ultimo colpo della bestia, Ubriaco d’amore.

Via al volume 33! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)


Betty Blue (37°2 le matin)

Jean-Jacques Beineix, 1986

Uno dei film francesi più di successo degli anni Ottanta, con una notorietà basata soprattutto sull’erotismo più realistico che mai (da due recensioni dell’epoca: “Se almeno uno dei due è arrivato a fine film senza prendersi un brutto raffreddore, è un miracolo”; “Il budget per i costumi non sarà stato molto alto”), ma che in realtà è una vetrina per una delle coppie cinematografiche romantico-ribelli migliori di sempre.

Il film inizia da subito manifestando i suoi intenti con una prolungata scena di sesso che sembra anticipare di trent’anni La vita di Adele, e solo ad amplesso terminato scopriamo che i due protagonisti sono Zorg (Jean-Hugues Anglade), trentaquattrenne che si arrabatta tra vari lavoretti ma nasconde un talento da letterato, e Betty (Béatrice Dalle al suo folgorante esordio), una ventenne senza freni inibitori che scoppia di vita, sensualità, rabbia e follia.

Il film segue la loro storia d’amore itinerante tra vari incontri e vari contesti ambientali più diversi che mai: una spiaggia del sud con delle coloratissime casette di legno, il grigiore metropolitano parigino, la provincia verde e collinare, tutti uniti da una bellissima fotografia che sembra caricare di pathos e sudore ogni immagine.

Zorg e Betty, come i futuri Mickey e Mallory di Assassini nati (1994), bruciano di passione attraverso una strana Francia desolata, sensuale ma anche buffa, con un rapporto in cui lei scivola sempre più nella pazzia, e lui sembra dimenticare il suo talento e rinunciare a ogni ambizione perché non desidera altro che lei. Su questo si potrebbe obiettare che il personaggio di Betty diventi man mano più inquadrato nella figura della femmina folle, autodistruttiva e salvatrice, fondamentalmente un’entità poco realistica che serve a portare ispirazione nella vita di un presunto artista, ma tant’è.

Accompagnate da bellissime musiche morriconiane di Gabriel Yared, le loro vicissitudini come imbianchini, camerieri, venditori di pianoforti e rapinatori sono una non-trama a volte ispirata e a volte meno per il loro amour fou, che sembra riprendere quello devastante ma buffo degli eroi di Godard e Truffaut, e porta a un finale tragico e troppo frettoloso.

I personaggi però sono memorabili e toccanti, e nonostante abbia visto la versione director’s cut di tre ore (rispetto alle due dell’edizione cinematografica), avrei seguito questi due per un’intera serie tv.

Ricomincio da capo (Groundhog Day)

Harold Ramis, 1993

Probabilmente non c’è molta necessità di sintetizzare la trama di questo film, vista la sua popolarità, ma nel caso in cui qualcuno non avesse ancora familiarità con la marmotta nota come Punxsutawney Phil, la base della vicenda è questa: un arrogante giornalista televisivo (Bill Murray) deve recarsi controvoglia presso una cittadina della Pennsylvania, dove ogni anno si svolge un singolare evento folkloristico-meteorologico legato al succitato animale.

Nello specifico, una marmotta viene utilizzata dalle autorità locali per prevedere se l’inverno durerà ancora a lungo o se la primavera sia già alle porte. Non esattamente il servizio televisivo del secolo, e questo non sarebbe niente, visto che per motivi che il film lascia misteriosi, dopo la prima giornata trascorsa sul posto, Murray si sveglia il giorno seguente… rivivendo la giornata appena trascorsa.

È l’inizio di una commedia condita da tratti sovrannaturali, visto che per una sorta di maledizione il protagonista, qualsiasi cosa faccia, si risveglia ogni mattina alle 6 con la radio che suona I Got You Babe di Sonny & Cher e intorno a lui è sempre “il Giorno della marmotta”, ma sta a lui far sì che le giornate prendano una piega diversa ogni volta.

Sarà l’occasione, come in un film di Frank Capra, per sforzarsi di diventare un uomo migliore, per rendersi utile nei confronti della piccola comunità e per accorgersi che la collega Rita (un’adorabile – come sempre – Andie MacDowell) è una persona più interessante di quanto non credesse.

Un eroe burbero al punto giusto come Murray e una protagonista che tra questo film e Quattro matrimoni e un funerale diventerà la ragazza ideale di un decennio cinematografico, il tutto condito da una grazia antica e da un messaggio edificante che ne fanno uno dei feel-good movie perfetti in cui rifugiarsi in cerca di ottimismo e serenità.

Bill & Ted’s Excellent Adventure

Stephen Herek, 1989

Strano caso di film che da noi è rimasto addirittura inedito, mentre negli USA è un cult assoluto, tanto da aver meritato, nell’ordine: una serie animata nel 1990, un seguito del 1991, una serie tv live-action nel 1992 e addirittura un ulteriore seguito nel 2020, con Keanu Reeves ormai superstar del cinema dei cazzotti tornato alle origini demenziali.

Per quanto sin dalla locandina uno non si aspetti chissà che film d’autore, si può tranquillamente dire che la fama statunitense sia un tantinello esagerata, visto che sembra un Ritorno al futuro spogliato di ogni invenzione di sceneggiatura e ridotto al temino di uno studente delle medie.

La storia è quella dei due del titolo, ovvero Keanu Reeves e Alex Winter, classici liceali californiani più interessati al rock che allo studio, che si esprimono principalmente a suon di “Dude!” e “Awesome!”, di fatto anticipatori dei due fessacchiotti metallari Mike Myers e Dana Carvey di Fusi di testa (1992).

Il plot twist, più campato in aria che mai, sta nel fatto che in un fantascientifico futuro il mondo li ricorda come semidivinità, e un consiglio di saggi guidato dal sassofonista di Springsteen (!) decide di rispedire nel 1988 un emissario (il grande comico George Carlin, probabilmente qui per soldi) per far sì che i due passino il loro esame scolastico e quindi la Storia non venga alterata. Sì, lo so che non è facile da capire.

I due svalvolati si ritrovano così a fare un ripasso scolastico “a spasso nel tempo”, visitando la Grecia di Socrate, raggiungendo Napoleone, incontrando Abramo Lincoln e via discorrendo, finché non saranno in grado di superare l’esame grazie a questo corso accelerato di Storia.

A differenza di Ritorno al futuro, però, non c’è l’inventiva di cambiare il corso delle cose o finire in situazioni in cui la loro presenza possa veramente essere determinante, e il tutto si riduce a un infantilismo puro che può andare bene solo se avete l’età dei protagonisti e non siete in vena di un film minimamente impegnativo.

Sexy Beast – L’ultimo colpo della bestia (Sexy Beast)

Jonathan Glazer, 2000

Quando uno immagina un film incentrato su una rapina, di solito lo schema prevede un’introduzione in cui qualcuno convince qualcun altro ad entrare nella banda, e poi il colpo vero e proprio e le sue conseguenze. L’anomalia di questo film, poco noto ma diventato di culto per alcuni, sta nel fatto che qui l’introduzione è pressoché l’intero film, e prima ancora che qualcuno abbia rubato qualcosa si è già delineato il destino di tutti i personaggi.

Il protagonista, imponente ma dimesso come un pugile buono, è Gal Dove (Ray Winstone), un ex criminale britannico che è uscito dal giro e si sta godendo la bella vita nella campagna spagnola, tra villa con piscina, moglie ex pornostar e giornate senza sconvolgimenti.

Sconvolgimenti che invece arriveranno nel momento in cui un suo ex collega temuto da chiunque, un Keyser Söze londinese interpretato da un Ben Kingsley psicopatico (e per questo candidato all’Oscar come non protagonista), gli chiederà con una certa insistenza di affiancarlo in un colpo nella madrepatria.

Come per tutti i film inglesi anni ‘90, si sente forte la doppia influenza Tarantino/Guy Ritchie, questa volta con molta meno azione e più dialoghi inquietanti, tutti basati sulla tensione insostenibile tra il povero ex gangster bonaccione e un Kingsley che sembra una riedizione del Dennis Hopper di Velluto blu, ancora più godibile considerando che la sua notorietà come attore è associata a Gandhi!

Detto questo, il film è un lunghissimo prologo che non si capisce dove voglia andare a parare, con superflui sprazzi horror alla Lynch e ambienti claustrofobici, sicuramente originale e capace di creare grande ansia, ma tirato decisamente troppo per le lunghe.

Ubriaco d’amore (Punch-Drunk Love)

Paul Thomas Anderson, 2002

Ok, qui c’è poco da fare: questo film lo si ama o lo si odia, e io l’ho odiato. La cosa è abbastanza sorprendente perché, pur essendo a volte rimasto freddino davanti alle storie cerebrali e misteriose di Paul Thomas Anderson (dal Petroliere a Magnolia, da Vizio di forma a Il filo nascosto), tutto mi sarei aspettato da lui se non questa scheggia impazzita in una filmografia basata sull’ambizione e la grandeur.

Il protagonista è Adam Sandler (e su questo non voglio accanirmi, visto che se la cava bene ed è una scelta di casting coraggiosa), e la sua parte lo vede come tristanzuolo venditore di articoli per la casa: single, solitario e soggetto ad improvvisi accessi d’ira che squarciano un carattere timido e mogio.

Per capire il tipo, basti pensare che la sua attività segreta consiste nell’accumulare miglia aeree gratuite attraverso una promozione, col risultato di acquistare carrellate intere di budini nella speranza di viaggiare gratis tutta la vita, anche se non si capisce dove potrebbe trovare un po’ di piacere.

Le cose cambiano quando incontra Lena, una donna con altrettanti problemi psicologici che segue alle Hawaii per dichiarare il suo amore, e quando dovrà affrontare una banda di ricattatori legati a una linea telefonica erotica capeggiati dall’immancabile Philip Seymour Hoffman.

Le scelte registiche sono molto originali fin dal primo minuto, tutte giocate su inquadrature più che anomale, sequenze psichedeliche spuntate dal nulla e stranianti musiche d’antan, ma il risultato è quello di un clima di incomprensibilità totale: claustrofobico, squallido e confuso, con protagonisti una coppia di pazzi che nell’intimità ama dirsi cose disgustose e un finale senza finale che lascia a chiedersi perché scegliere di girare un film del genere quando si è una delle più seguite promesse di Hollywood.

Come sempre, ogni stroncatura di capolavori immortali o apprezzamento di schifezze immonde è pubblicata in piena facoltà di intendere e di volere e non è sottoponibile ad azione penale da parte di cinefili offesi nell’animo.

Alla prossima puntata! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)

4 risposte a "Mi consigli un film? – Vol. 33"

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  1. “Baby Blue”, mi sa che l’ho intravisto in tv qualche tempo fa ma era già cominciato da troppo e quindi dopo pochi minuti ho cambiato canale, ma mi pareva interessante.

    “Ubriaco d’amore” mi è piaciuto un sacco, ma è evidente che con Paul Thomas Anderson non andiamo d’accordo. L’importante è che non ti legga un nostro comune amico… 😉

    Piace a 1 persona

    1. Sì, guarda, veditelo perché secondo me ti piace proprio! (Béatrice Dalle sarebbe una ragione sufficiente, se mi spiego) Anche con i suoi difetti e i suoi toni esagerati, lo reputo un film raro.

      Ahah fa piacere che ogni tanto siamo ancora discordi su qualcosa… Ma ora ho il terrore della furia del comune amico 😄

      Piace a 1 persona

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