Consigli per tutti e anche qualche film decisamente sconsigliato, cosรฌ da evitare rischi.
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Di seguito le recensioni di: La mia notte con Maud; Il decalogo, 3; Trappola di cristallo; Smoke; Fanny e Alexander.
Via al volume 25: Speciale Natale
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! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)
La mia notte con Maud (Ma nuit chez Maud)
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รric Rohmer, 1969

Se si dovesse spiegare a qualcuno lo stile di รric Rohmer, probabilmente lo si potrebbe descrivere per contrasto: prendendo un film come John Wick, per dire, con protagonisti taciturni impegnati in azioni spettacolari e inverosimili, il cinema del regista francese sarebbe lโesatto contrario.
Questo non per sminuire i film dโazione, ma perchรฉ รจ incontestabile che pressochรฉ tutta la (lunga) filmografia di Rohmer sia basata su storie molto ordinarie, prive di eventi, con ambientazioni borghesi e protagonisti intellettuali a cui perรฒ piace parlare allโinfinito, e spesso di cose interessanti.
Questo fa sรฌ che il film qui recensito (probabilmente il piรน grande successo dellโautore) sia stato memorabilmente citato in Bersaglio di notte (1975) con un mitico Gene Hackman che, alla proposta della moglie di andare a vederlo, risponde: โUna volta ho visto un film di Rohmer. ร stato come sedersi a guardare una mano di pittura che si asciugaโ.
Non fatevi perรฒ traviare dal buon Hackman: ne La mia notte con Maud succede davvero poco, รจ vero, ma la sua arte sta proprio nel tenerci comunque incollati allo schermo. La trama vede un retto ingegnere trentaquattrenne (Jean-Louis Trintignant, eternamente in parte come serioso timidone) che nella cittadina di Clermont-Ferrand partecipa alla messa di Natale e, intravvedendo una giovane bionda tra le navate, decide seduta stante che quella diventerร sua moglie. Il problema รจ che, proprio la notte di Natale, viene invitato da un amico a bere qualcosa a casa della Maud del titolo, una pediatra recentemente divorziata.
I tre conversano a non finire di tutto e senza inibizioni, dal cattolicesimo (praticato dallโingegnere) alle teorie di Pascal, dalla fedeltร in amore (praticata dallโingegnere) alla fortuna, con arguzia e atteggiamento bohรฉmien, e a un certo punto della nottata natalizia, mentre la neve scende, lโamico se ne andrร lasciando i due soli.
Il resto รจ da vedere, ma basti dire che gli ambienti sono pochissimi, quasi fosse un adattamento da una piรจce teatrale, e il vero piacere sta nel vedere per una volta sullo schermo qualcosa che assomiglia incredibilmente alla vita reale, con il gioco della seduzione mai rappresentato cosรฌ fedelmente al cinema, quasi che non si tratti di un film ma di una voyeuristica candid camera.
Il protagonista diviso tra una donna mora piรน matura e una bionda piรน giovane anticipa il Woody Allen di Manhattan, le stimolanti conversazioni su argomenti totalmente anti-cinematografici sono quelle che si sentiranno anche ne La mia cena con Andrรฉ (che lo cita sin dal titolo), mentre il bianco e nero austero e gli ambienti invernali fanno pensare al grande nordico Bergman.
In piรน, perรฒ, cโรจ un mistero quasi mistico, un gioco del destino, un discorso sulla scelta, unโincomprensibilitร stuzzicante che รจ poi ciรฒ che rende speciale qualcosa in fondo di totalmente ordinario e privo di eventi, forse perchรฉ a differenza del cinema anche la vita spesso lascia senza spiegazioni. Franรงoise Fabian nel ruolo della libera e matura Maud รจ uno dei personaggi piรน seducenti di sempre.
Il decalogo, 3 (Dekalog, trzy)
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Krzysztof Kieลlowski, 1990

La fama del regista polacco Krzysztof Kieลlowski รจ basata quasi essenzialmente su due sole opere, Il decalogo (1989-90) e i Tre colori (1993-94, che avevamo approfondito qui), ma chiunque abbia la curiositร di immergersi nel loro mondo si renderร conto di quanto in alto lo pongano nel pantheon della storia del cinema.
Il Decalogo in realtร non รจ nemmeno cinema, visto che si tratta di dieci episodi da unโora circa realizzati per la televisione polacca, ma lo stile e i temi sono tuttโaltro che โtelevisiviโ, e in unโepoca in cui le serie tv non erano ancora cosรฌ degnamente considerate, questa tv dโautore rese Kieลlowski internazionalmente noto e mostrรฒ al mondo quanta forza ci potesse essere in una storia di unโora.
Visto che, come da titolo, lโopera รจ ispirata ai Dieci comandamenti di ebrei e cristiani, il terzo episodio dovrebbe corrispondere a โRicordati di santificare le festeโ, e i conti sembrano tornare, ma va anche detto che Kieลlowski non volle mai affibbiare nettamente un comandamento a ogni episodio.
La storia รจ quella di Janusz, un tassista e padre di famiglia di Varsavia che la sera di Natale va a messa con moglie e figli e in chiesa coglie la presenza di Ewa, che tre anni prima aveva avuto una relazione extraconiugale con lui. La donna perรฒ si presenta da lui nella notte, e allโinsaputa della moglie di lui gli chiede di aiutarla a cercare il marito, uscito di casa per una commissione e al momento irrintracciabile.
Janusz vorrebbe evitare, visto che la loro storia รจ finita da tempo ed รจ la notte di Natale, ma si impietosisce e con una scusa accompagna la donna per tutta la notte in taxi per una cittร fredda e innevata, tra centrali della polizia, ubriachi e stazioni ferroviarie. Il peregrinare dei due, con lei ancora amichevole e lui attento a mantenere il suo distacco di ex, finirร al mattino con una rivelazione commovente che sembra uscita dalla penna di Tom Waits. Anche per noi spettatori sarร come aver partecipato al Natale piรน vero, quello dei piรน soli, dei piรน dimenticati, senza banchetti e feste nel freddo reale e metaforico di una grande cittร .
Se vi piacerร , saprete che nove altri episodi uno piรน emozionante dellโaltro vi aspettano.
Trappola di cristallo (Die Hard)
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John McTiernan, 1988

Allโinterno della popolazione dei piรน nullafacenti tra i nerd, il dibattito sullโeventualitร in cui Trappola di cristallo possa considerarsi o meno un โfilm di Nataleโ รจ arrivato a tali livelli che il regista John McTiernan questโanno ha fatto unโapposita intervista al riguardo, e anni fa la Fox ha diffuso scherzosamente un trailer che lo vendeva come una commediola per famiglie.
In realtร , che lo si consideri o meno un โfilm di Nataleโ per il fatto che รจ effettivamente ambientato sotto Natale, Die Hard รจ sicuramente uno dei massimi esempi di film dโazione degli anni Ottanta, e probabilmente se la gioca solo con Arma letale (1987) per la palma del migliore.
Se perรฒ nel film di Richard Donner il bello nasceva dal contrasto da buddy movie tra il pacato e โumanoโ Danny Glover col fuoriclasse e fuori di testa Mel Gibson, qui il mix tra ottimo tiratore e maritino preoccupato รจ riunito nella stessa persona, e che persona.
John McClane (un nome ormai iconico) รจ un poliziotto che per Natale si sta godendo la festa aziendale della moglie in un grattacielo di Los Angeles, quando allโimprovviso un commando di terroristi tedeschi prende in ostaggio tutti i presenti eccetto lui, scampato per caso allโattacco. A questo punto, mentre i criminali trattano con la polizia capitanati da uno dei migliori cattivi di sempre, lโHans Gruber di Alan Rickman (poi Severus Piton), lui da solo si incaricherร di mettere fuori gioco la gang, attraverso azioni di guerriglia tra gli uffici deserti.
In unโepoca in cui nei ruoli da protagonisti del genere imperversavano superuomini infrangibili alle pallottole come Stallone e Schwarzenegger, Bruce Willis diventรฒ una star grazie a una perfetta miscela di ironia, vulnerabilitร e, sรฌ, anche una giusta dose di muscoli, mitragliate e canottiere sporche. Il suo McClane sarebbe tornato in una serie di sequel ormai innumerevoli (il migliore, che non sfigura nemmeno a confronto dellโoriginale, รจ il terzo, Die Hard – Duri a morire, 1995), e la sua carriera sarebbe stata improntata a ricreare personaggi che sapessero dare cazzotti tanto bene quanto uscirsene con battute immortali come โYippee ya-yeh, pezzo di merdaโ.
Smoke
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Wayne Wang, 1995

Cโรจ stato un momento negli anni Novanta in cui il cinema indipendente, quello fatto di piccole storie e grandi idee, vedeva una fioritura rara, e a guardare bene, da qualche parte cโera sempre di mezzo quel grande attore che รจ Harvey Keitel.
Nel giro di pochi anni a partire dal 1991, Keitel compare in robetta come Thelma & Louise di Ridley Scott (1991), Le iene (1992) e Pulp Fiction (1994) di Tarantino, Il cattivo tenente (1992) di Abel Ferrara, Lezioni di piano di Jane Campion (1993), Clockers di Spike Lee (1995), nonchรฉ in questo piccolissimo ma grande film.
Il regista Wayne Wang non si farร particolarmente notare nel corso degli anni, ma lo sceneggiatore รจ il grande romanziere Paul Auster (Trilogia di New York), che ebbe lโidea di raccontare le vite di un piccolo gruppo di frequentatori di una tabaccheria di Brooklyn gestita da Auggie Wren, il Keitel di cui sopra.
Tra gli avventori che passano ad acquistare il loro tabacco preferito cโรจ lo scrittore Paul Benjamin (William Hurt), ancora traumatizzato dalla morte della moglie in un incidente, e che ritroverร un senso alla vita accogliendo a casa sua Thomas, un giovane in conflitto col padre (Forest Whitaker).
Le storie si intrecciano con lentezza e senza grandi eventi, in una poesia della vita quotidiana che ha il suo vertice indimenticabile nel finale, una sorta di film a sรฉ stante basato sul vero racconto di Auster Il racconto di Natale di Auggie Wren, pubblicato sul “New York Times” nel 1990. Lo scrittore Paul, di fatto interpretando Auster, confida infatti al tabaccaio Auggie di aver ricevuto lโincarico di scrivere un racconto per il prestigioso quotidiano, e lโamico per dargli uno spunto gli racconta, in un lungo piano sequenza fisso su un magnifico Keitel, una storia almeno apparentemente autobiografica di macchine fotografiche rubate e nonne cieche.
Quando il racconto finisce, ne vediamo la rappresentazione per immagini con il sottofondo cullante di Innocent When You Dream di Tom Waits, e il tutto รจ quanto di meno tradizionale ma di piรน profondamente natalizio che si possa immaginare (lo trovate qui).
Per chi apprezzerร : sempre nel โ95 รจ uscito una sorta di film-gemello con gli stessi personaggi, Blue in the Face, dai toni piรน leggerini ma comunque piacevoli.
Fanny e Alexander (Fanny och Alexander)
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Ingmar Bergman, 1982

Solitamente, le famiglie di Ingmar Bergman non sono esattamente quelle con cui uno vorrebbe passare le feste: ne Lโora del lupo (1968, giร recensito qui) una coppia in attesa di un bambino cadeva vittima di terribili incubi; nel Silenzio (1963) due sorelle manifestano la loro incomunicabilitร ; in Scene da un matrimonio (1973) una coppia cade lentamente a pezzi tra noia e infedeltร ; in Sussurri e grida (1972) due donne si ritrovano in una casa per accudire la sorella morente.
Per il suo ultimo film (poi avrebbe realizzato solo opere per la televisione), perรฒ, il maestro svedese decise che era tempo di rifarsi, e realizzรฒ una storia autobiografica che, per quanto intrisa di dolore e contrasti famigliari, รจ anche una delle piรน belle rappresentazioni del calore della famiglia, dei suoi riti e in particolare di quella festa cosรฌ nordica e insieme calorosa che รจ il Natale.
La storia parte nel 1907 in Svezia e segue le vicende della nobile famiglia Ekdahl, che vediamo impegnata in un memorabile pranzo di Natale in grado di farci contemporaneamente apprezzare le leccornie in tavola, gli abiti sgargianti e tutte le tipiche interazioni sociali che porta con sรฉ una riunione famigliare.
I piรน piccoli alla tavola sono i due bambini del titolo, fratello e sorella, circondati da zii, nonni e dallโaffetto del padre Oscar. Se fosse durato non sarebbe stato un film di Bergman, ed ecco quindi che Oscar muore e la madre decide di risposarsi con un sadico, bigotto e odiosissimo pastore protestante.
I due bambini sono i primi a risentirne, e le vicende che seguiranno mostreranno come possano avvicendarsi le fortune di una famiglia, e come il calore natalizio possa mutare rapidamente quando mancano gli affetti. Ma non tutto รจ perduto.
Scenografia, costumi e fotografia sono impareggiabili (e infatti vinsero lโOscar), e per quanto Bergman si sforzi di infondere tragedia al tutto, il film (che esiste anche in versione miniserie da 312 minuti) sa offrire una delle migliori rappresentazioni delle vicende di una famiglia nel corso del tempo.
Come sempre, ogni stroncatura di capolavori immortali o apprezzamento di schifezze immonde รจ pubblicata in piena facoltร di intendere e di volere e non รจ sottoponibile ad azione penale da parte di cinefili offesi nellโanimo.
Alla prossima puntata! (qui l’archivio con tutti gli altri volumi, e qui tutti i film in ordine alfabetico)
Ciรฒ che ho visto รจ esattamente come lo ricordavo, ciรฒ che non ho visto รจ esattamente ciรฒ che vorrei vedere (e infatti recupererรฒ qualcosa dopo averne letto da te, come al solito)
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Grande, mi fa sempre piacerissimo se una recensione mette voglia di vedere un film che mi รจ piaciuto. Il miracolo di Natale prosegue! ๐
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Eheh per ora il miglior consiglio รจ stato Il Mistero della Ragazza Scomparsa! Che filmone
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